È passato quasi un anno. Il 27 dicembre del 2020, infatti, era stato denominato come il “Vaccination day”: la tanto desiderata campagna di vaccinazione anti Covid 19 stava ufficialmente iniziando. Sembrano lontani i tempi in cui ci si affannava per trovare un posto per la prima dose e ancora di più quelli in cui si ringraziavano ogni giorno gli operatori sanitari per il loro infaticabile lavoro. Appare paradossale eppure, 365 giorni dopo, gli stessi medici, assistenti sanitari, infermieri e personale ospedaliero non solo non vengono quasi più menzionati, ma addirittura ricevono quotidianamente insulti da una una fascia di popolazione che non crede nella campagna vaccinale, si sente costretta ad accettarla e per questo protesta anche in modi al limite della legalità.
«Abbiamo dimenticato le ore trascorse al computer per prenotare il vaccino, la corsa collettiva al primo posto disponibile – racconta Arda Sulaj, presidente della commissione d’Albo per gli Assistenti Sanitari dell’Ordine TSRM e PSTRP di Venezia e Padova -. Ora invece le persone che arrivano a fare la prima dose, in modo particolare nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni, si sentono obbligate dal sistema. Per questo il loro atteggiamento nei confronti degli operatori sanitari è molte volte discutibile se non addirittura al limite dell’educato. Inoltre c’è una banalizzazione del sapere scientifico: in quest’ultimo anno parlare dei vaccini è diventato un po’ come parlare del meteo». Invece proprio il personale sanitario ha quasi 24 mesi di lavoro senza orari alle spalle e le richieste di trasferimento sono aumentate in risposta a questo stato di continua emergenza che sembra non finire mai. «I sanitari erano visti come eroi, ce lo ricordiamo? – commenta la vicepresidente della commissione d’Albo, Irene Zecchinato -. Adesso riceviamo giornalmente mail d’insulti dai no vax e riscontriamo un menefreghismo dilagante sul rispetto delle regole anti contagio. C’è l’idea che, una volta vaccinati, si possa tornare alla vita di prima. Purtroppo non è esattamente così. La nostra categoria è stanca, e non parlo di spossatezza fisica, ma di una sorta di esasperazione verso chi vanifica il lavoro della collettività continuando a non vaccinarsi».
Gli operatori sanitari impegnati in questa lotta promuovono e desiderano tutelare la salute delle persone. In questi giorni hanno anche creato una canzone per ricordare l’importanza di vaccinarsi e di continuare a rispettare le norme comportamentali per riaccendere la speranza di superare presto l’emergenza.