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Martedì 8 marzo. Per la “Festa delle donne” un pensiero particolare a quelle del servizio sanitario e assistenziale

Martedì 8 marzo. Per la “Festa delle donne” un pensiero particolare a quelle del servizio sanitario e assistenziale

“Mai come quest’anno, nella ricorrenza odierna dell’8 marzo, sento il dovere di ringraziare tutte le donne che operano in prima linea per la salute dei cittadini – sono le prime parole del presidente dell’Ordine TSRM PSTRP Venezia Padova, Andrea Maschera -. Queste ultime combattono giornalmente, con dedizione e impegno, la sfida più dura contro cui il sistema sanitario e assistenziale abbia mai lottato: il Covid-19”.
In Italia il primato nella sanità spetta alle donne. Sono oltre 400mila quelle che si prendono cura della nostra salute: più del 67 per cento del totale del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. Sono tecnici sanitari di laboratorio e radiologia, fisioterapiste, logopediste, educatrici sanitarie, assistenti sanitarie, audiometristi, ecc.
“Ogni giorno dedicano anima e corpo alla sanità, pubblica e privata – prosegue Maschera -. In occasione della Festa della donna, dunque, il gruppo delle professioni sanitarie TSRM PSTRP intente ringraziarle, anche per lo straordinario impegno che stanno dimostrando nella risposta all’emergenza epidemiologica da Covid-19 che ha colpito il nostro Paese. In un momento critico come questo, infatti, alle donne con un ruolo nelle professioni sanitarie possono essere richiesti grandi sacrifici nella conciliazione dei ritmi di lavoro con quelli della vita familiare. A loro va il riconoscimento più profondo”.
Ma non è tutto. Purtroppo le donne, più degli uomini, sono troppo spesso vittime di aggressioni, in particolare nelle postazioni di guardia medica e nei pronto soccorso. Per questo il Ministero della Salute ha istituito un Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ch insieme al Dd mira a contrastare le aggressioni ai sanitari. E per le donne il rischio di violenza è doppio: non solo sul posto di lavoro, ma anche nella vita privata. Maltrattamenti, stalking, abusi sessuali, fino alla forma più estrema di violenza: il femminicidio, commesso nella maggior parte dei casi in ambito familiare. Se dunque da una parte quasi il 70 per cento del comparto della sanità è rosa, dall’altra le cure sanitarie parlano ancora troppo poco al genere femminile. Per questo motivo una delle esigenze del moderno Sistema Sanitario è lo sviluppo della medicina di genere. Un’espressione con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. L’Italia è diventata il primo Paese in Europa a inserire ufficialmente il concetto di “genere” in medicina. Un primo passo importante per assicurare cure personalizzate, più attente alla salute delle donne che sviluppano sintomi diversi da quelli dell’uomo richiedendo per questo terapie più specifiche.
Ma non è tutto perché questi giorni l’Europa è sconvolta da una nuova emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il mondo intero. Bambini, anziani, donne e uomini ucraini, che mai avrebbero voluto trovarsi coinvolti in scontri armati, hanno ed avranno bisogno di tutto il sostegno e l’aiuto possibile, anche sanitario. In modo particolare siamo vicini alle colleghe chiamate a svolgere la loro preziosa e indispensabile attività professionale nelle peggiori condizioni possibili, quelle proprie di ogni guerra. Le esortiamo a resistere nella speranza che la diplomazia internazionale riesca a fermare al più presto il conflitto.